La pizzica pizzica : dalla danza di tradizione alle nuove forme coreutiche
Gli incontri si aprono con un’introduzione di tipo teorico affinché si possa contestualizzare la danza tradizionale all’interno del quadro storico e geografico in cui è nata e si è sviluppata. In particolare si approfondisce la conoscenza delle tre danze di origine salentina: la pizzica pizzica (danza di divertimento e di festa), la pizzica tarantata (danza che si rifà al fenomeno storico antropologico del tarantismo, ormai scomparso) e la pizzica scherma (o danza dei coltelli). Viene dato spazio ad approfondimenti sul fenomeno del Tarantismo, alle affinità della pizzica pizzica con le altre tarantelle del Sud Italia e con le danze del mediterraneo. Il corso parte dallo studio dei passi della pizzica pizzica sul ritmo terzinato del tamburello; si passa poi alle dinamiche della danza di coppia: il corteggiamento, la sfida, l’uso del fazzoletto. Le danze si concludono all’interno del cerchio, detto ‘ronda’, nel quale il rito della comunità si compie, oggi come un tempo.
La pizzica pizzica è una musica, un ballo, una tradizione. Un tempo si ballava in occasioni familiari o nelle feste della comunità, in coppia tra persone dello stesso sesso o tra uomo e donna coppia. E’ un ballo ricco di figure e simbolismi, legati al mondo contadino e, a differenza di quanto oggi si tenda a sottolineare, non è solo un ballo di corteggiamento. Scandito a ritmo di tamburello può assumere diverse valenze, di divertimento, di scherno, di sfida (tra uomini sopratutto). La musica della pizzica pizzica veniva utilizzata anche nel rito etnocoreutico del tarantismo, e la storia del morso mitico della taranta continua ad affascinare ancora oggi studiosi e danzatori.
L’obiettivo dei laboratori di Tarantarte è quello di condurre gli allievi a riscoprire e valorizzare forme di ballo tradizionale sopravvissute fino a noi e farne proprie le figure, la storia e la gestualità.
Prende il nome dal suo strumento principe, la “tammorra” o “tammurro” (un tamburo sostenuto con una mano e suonato con l’altra), e la sua interpretazione prevede tre ruoli: il suonatore di tammorra (detto “tammorraro”), il cantante ed almeno una coppia di ballerini. La devozione campana associa il canto e il ballo al culto delle varie Madonne, presenti e differenti in tutta la Campania e inizialmente di origine pagana, tramandato attraverso il mito delle sette sorelle. Le tammurriate campane, un tempo, erano danze legate a ritualità pagane nei momenti della semina e del raccolto e dunque strettamente connesse al culto della Madre Terra. Queste celebrazioni si sono poi associate al culto delle varie Madonne, presenti ancora oggi in tutta la Campania, e continuano a rappresentare nel loro svolgimento, un omaggio alla fertilità. I principali stili di tammurriata sono sette associate al mito delle sette Madonne, sette sorelle, sei belle e una brutta e nera. La brutta se ne andò sulla montagna di Montevergine, e così ebbe inizio l’adorazione a quest’ultima sorella brutta, che invece è la più bella.
La produzione delle tammurriate nei vari paesi campani si accende nel periodo che va dall’inizio della primavera, momento della sbocciatura, per spegnersi nella seconda metà di agosto in concomitanza con la fine del raccolto e della potatura. La tammurriata è una danza a coppia eseguita da un uomo e una donna o due donne o da due uomini senza alcun limite di età. La danza della tammurriata con tutti i suoi corteggiamenti, le sue intese, le sue sfide, i suoi rifiuti, i suoi accoppiamenti, ricamati dalla ritmicità delle castagnette , sprigiona tutta l’energia interiore dell’uomo, la sua forza e resistenza fisica, ed è una delle maggiori e più genuine manifestazioni di sensualità alla quale possiamo ancora assistere e partecipare.
Le tarantelle del Gargano
Altro importante “luogo della memoria” si è rivelato il promontorio del Gargano, nel nord della Puglia, patria di un’ affascinante danza di tradizione: la tarantella del Gargano.
Uno degli aspetti che contraddistinguela Tarantelladel Gargano, è la presenza forte della “chitarra battente” che ritma i canti, le serenate e le ninna nanne di tradizione.La danza è una mimica del corteggiamento in un ritmo lento e regolare (uno, due, uno due tre) nel quale si svolge la danza di coppia, in un fluire ininterrotto e armonioso. Il ritmo è scandito dal suono delle castagnette, usate anche dai danzatori. Cos’è la Tarantella Garganica? Non una musica in particolare, non un’univoca forma di danza, ma un vero e proprio “genere” musicale, un corpus di musiche, poetiche, balli. Molteplici sono le occasioni rituali legati a questa zona della Puglia: il lavoro nei campi, le questue, il carnevale e i riti religiosi. Accanto alla serenata (purtà la canzone) si affianca il ballo della tarantella nelle sue funzioni socializzanti: ballo di corteggiamento/ludico, combattimento, cura per il tarantismo. Anche in questa zona ritroviamo durante il ballo ad uso dei ballatori le castagnole.
Scrive Salvatore Villani ricercatore sul campo: “Stando alla maggio parte delle testimonianze raccolte, la tarantella di corteggiamento era avviata dal mastro di ballo che togliendosi dal collo un fazzoletto e stendendolo, invitava al centro del cerchio, costituiti da ballerini muniti di castagnole, una donna e con le iniziava la danza.”
Sonu a Ballu – Approfondimento sulla tarantella Calabrese
U sonu a ballo è un fenomeno sociale destinato ad accogliere, regolare, organizzare, ristabilire attraverso una cerimonia, forme comunicative, tensioni emotive equilibri e squilibri fra i singoli e la comunità. All’interno di questo rito troviamo alcune costanti strutturali: la rota (il cerchio) destinata alla danza, e resa visibilmente circolare dalla disposizione dei possibili ballatori e la gestione di un ruolo organizzativo destinato al maestro di cerimonia( mastru i ballu). Nella rota il mastru i ballo è figura di prestigio sociale e potere simbolico e ha l’autorità riconosciuta da tutti per gestire la danza. Il mastro è in sé la rota stessa: ballerino perchè entra ed esce a sua discrezione e astante perchè partecipe del circolo degli astanti e dei loro umori. In qualsiasi momento può sostituire i ballatori al centro cambiando le coppie e facendo uscire, in genere, chi è nella rota da più tempo. La danza si svolge rigorosamente una coppia alla volta. Un rito esige un luogo per eccellenza e la rota, che si svolge nella piazza principale del paese, la ridefinisce, la rende il luogo sociale totale .. e allora “Facimu rota!”
Il saltarello di Amatrice
Il Saltarello di Amatrice detto anche Saltarella (in dialetto Sardarella) è il ballo popolare tipico dell’alta valle del Velino e del Tronto, abbraccia un’area molto estesa sulla direttrice della via Salaria. Una danza di corteggiamento che si basa su 4 figure conseguenti, dura dai 20 ai 40 secondi, in alternanza continua con altre coppie. La caratteristica principale che differenzia il Saltarello dagli altri balli popolari, è la postura del corpo, rigida e ferma sul tronco tranne la figura finale chiamata “girata o struscio” la coppia compie due o tre giri ma senza girare sul proprio asse di ballo. Le prime tre figure del ballo sono il “il passo d’invito”, segue il “passo base” che è una sorta di pedalata al contrario, e lo “spuntapiè”, che precede la “girata”, un solo piede avanza ritmicamente mentre l’altro rimane sul posto alternano le battute. Oggi come nel tempo passato, il Saltarello accompagna qualsivoglia evento, che sia una festa privata di famiglia o la festa del paese. Se suonata con l’Organetto la coppia può anche tenersi con ambedue le mani tenendo le braccia larghe, se suonata con la Ciaramella non è corretto il contatto fisico. La Ciaramella è uno strumento molto più antico dell’Organetto, nei tempi passati non era di buon gusto il contatto fra i danzatori.